martedì 30 aprile 2013

Tablet e Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)

Nel primo post dedicato all'utilizzo del tablet come ausilio, abbiamo sottolineato come questo aspetto venga sistematicamente ignorato nei dibattiti e nei convegni in cui si discetta su come le innovazioni tecnologiche dovrebbero innovare il modo di fare scuola oppure, al contrario, esaltato quando si parla di BES (argomento particolarmente di moda in questo momento), quasi bastasse lo strumento da solo per innescare magicamente il processo di integrazione/inclusione scolastica.

Sappiamo che questo non è vero, qualunque sia il tipo di Bisogno Educativo di cui lo studente è portatore. Ancor più quando identifichiamo lo strumento come ausilio, cioè come

"... prodotto, strumento, attrezzatura o sistema tecnologico di produzione specializzata o di comune commercio, utilizzato da una persona disabile per prevenire, compensare, alleviare o eliminare una menomazione, disabilità o handicap... per uso individuale nella vita quotidiana non con finalità cliniche"[fonte]

sono la persona e il progetto costruito attorno a essa a determinare la scelta dello strumento e non viceversa.

Se, in teoria, questo ci può trovare tutti d'accordo, la pratica ci dice ben altro.


E' per questo che abbiamo voluto inaugurare i nostri approfondimenti e le segnalazioni relativamente all'utilizzo del tablet per la CAA, prendendo spunto da una presentazione di Kate Ahern, docente statunitense specializzata in special needs che, nella prima parte [slide 1-13] ribadisce la specificità di un intervento di CAA (e delle annesse soluzioni tecnologiche) per una certa persona, con i suoi punti di forza e di debolezza, ricordando che il tablet non è niente altro che uno strumento... Niente di più, niente di meno [slide 3].


Particolarmente interessante la prima indicazione di un protocollo-guida per la scelta delle app per la CAA [slide 7], in base ai dati raccolti dopo l'analisi dei dati relativi a:
  • caratteristiche dello studente
  • ambiente
  • compito
  • strumento (non a caso all'ultimo posto).

immagine slide 8 (testo sotto)
STUDENTE

  • punti di forza/bisogni
  • aspetti cognitivi
  • sviluppo del linguaggio
  • capacità motorie
  • comportamento
  • abilità sociali
  • vista
  • udito
  • cultura
  • [altro]



immagine slide 9 (testo sotto)
AMBIENTE
Quali sono i posti che frequenta? Quali sono i bisogni in ciascun ambiente per: 
  • volume 
  • durata
  • accettabilità sociale
  • velocità di comunicazione
  • abilità di letto-scrittura
  • flessibilità dei messaggi 





COMPITO
Cosa deve poter esprimere?
- informazioni personali
- salutare /arrivo, partenza
- commentare
- rispondere
- domandare
- scambiare idee
- dare istruzioni
- ...
A chi ?
- familiari
- amici
- insegnanti
- staff medico/sanitario
- assistenti
- membri della comunità
- personale per le emergenze
- ....

STRUMENTO


  • Quali ausili, potenzialmente, sono in grado di soddisfare i bisogni individuati per le caratteristiche dello studente, ambiente e tipo di compito?
  • Se, e solo se, l’IPAD corrisponde a questo identikit, allora occorre considerare le applicazioni che corrispondono ai bisogni. Quali sono queste applicazioni?



E' chiaro dunque come il progetto App...però! si collochi "a valle" di un intervento di CAA, a supporto del lavoro di tutti i suoi protagonisti e a contributo - ci auguriamo - della diffusione di un'adeguata cultura in merito.  

Maria Grazia Fiore e Mario Damiani


Nota: abbiamo voluto parlare di tablet e non specificatamente di iPad, per ribadire il ruolo dello strumento (e non di "un certo strumento"), pur consapevoli che nel contesto statunitense la posizione della Apple in questo campo è di netta predominanza. 

immagine stilizzata dell'iPad in bianco e nero immagine stilizzata di un robot schermo di PC con omino che studia simboli di CAAmano di un adulto che si tende verso quella di un bambino

8 commenti:

  1. Grazie!

    Mi colpisce la convergenza dell'approccio che preconizzate con la prospettiva dell'OMS, che dal 2001 offre una International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) con l'accento su Functioning, e non più una mera tassonomia delle disabilità in senso puramente medico.

    Se si vogliono evidare risultati tipo il fumetto Tire Swing (1), per qualsiasi progetto, ma in particolare in progetti che mirano all'autonomizzazione di persone con disabilità, sono essenziali le tappe dell'approccio che proponete.

    Claude

    (1) Se per caso il fumetto vi potesse servire per convincere certi decisori, l'ho tradotto in italiano in Il ponte, l'uovo e il dondolo (lì è in 6 pezzi inseriti in una tabella, così si può risistemare come si vuole).

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  2. Eccomi qui! Cercavo due minuti per risponderti con calma ma la calma non l'ho trovata e allora ho optato per i due minuti! ;-) L'ICF è il nostro credo, si potrebbe dire, e siamo tutti convinti che sia una vera rivoluzione copernicana in tema di disabilità anche se, in Italia, se ne parli come se fosse la novità dell'anno!
    Bello, il fumetto! So già in quale occasione utilizzarlo e ti farò sapere. Grazie a te! :-)

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  3. Ri-ciao, Maria Grazia. Gianni Marconato ha iniziato una discussione Facebook a partire di un articolo di La Provincia Pavese sul progetto "Generazione Web".

    Frugando un po' ho visto che almeno l'Istituto Volta, coivolto nel progetto, ha soprattutto adottato http://www.scuolabook.it/ come fornitore. E dalle indicazioni date da quel sito, sembra che siano testi tradizionali semplicemente proposti in formato numerico, ma "DRMati" di brutto.

    Certo, esistono protezioni DRM "accessibili", però lo è quella di scuolabook.it? E i consigli di classe / di istituto che adottano i libri di testo sono formati a tener conto dell'accessibilità?

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    1. Ciao Claude, ho scritto in un mio post di un test fatto con quei testi :)
      http://noa.bibienne.net/2012/03/05/la-circolare-sulladozione-dei-libri-di-testo-le-allegre-compagnie-di-editori-e-le-responsabilita-dei-dirigenti/
      anche se ormai la prima parte, quella sulla normativa, è ormai datata, la questione di scuolabook rimane aperta.
      una curiosità: da quando ho scritto quel post, tutti i santi giorni mi arrivano una o due persone sul blog con chiavi di ricerca tipo: "craccare scuolabook" "crack per scuolabook" "scuolabook sproteggere"... e ho ricevuto anche mail da persone che mi chiedevano se sapevo come fare :D roba da matti!

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  4. Senza timore di essere smentita, la piattaforma in questione non è accessibile e, a mio parere, ha talmente tante di quelle "protezioni" da risultare un problema anche ai "normodotati". Quando le scuole si sveglieranno e cominceranno a rendersi conto che non si può parlare di BES (vecchi e nuovi) senza poi tenere minimamente di conto le potenzialità (ma anche gli obblighi di legge) dei libri digitali rispetto a una didattica che cerchi di intervenire sulle storture di quella "tradizionale", forse potremo cominciare a ragionare seriamente. I libri di testo digitali si scelgono con gli stessi criteri di quelli cartacei e, troppo spesso, con l'incapacità di cogliere le ricadute in merito alla fruibilità su diversi device nonché alle necessità specifiche dei singoli studenti come dei gruppi classe.

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    1. Ti conosco troppo bene per pensare che credi davvero in un risveglio della scuola, inteso come una primavera improvvisa e (ormai) inaspettata.
      Sappiamo che il lavoro è lungo e faticoso, e può passare solo attraverso formazione capillare e condivisione di buone pratiche. Non facessero ostruzionismo sarebbe anche meglio: sono stata in una scuola ieri, dicono una delle migliori del capoluogo di provincia (veneto, ma che non specifico...), e ne sono uscita davvero pensierosa, chiedendomi come fanno i docenti a insegnare se così poco gusto hanno nell'imparare.
      Un'altra chicca, che non c'entra forse nulla ma la dice lunga su come sia interpretato un Pof che vanta attenzione all'inclusione (largamente intesa): la scuola di mio figlio è frequentata da ragazzini di 37 nazionalità diverse, qui ci sono cinesi e pakistani, arabi e argentini, rumeni, polacchi e africani...
      Bene, l'insegnante di italiano in classe parla veneto, e così tutti gli altri. Anche nei negozi e negli uffici postali parlano dialetto. E la compagna cinese di mio figlio è stata "inclusa" benissimo, ha imparato il veneto e non l'italiano.

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  5. @Noa
    Proprio perché mi conosci bene, sai che non mi aspetto alcun risveglio miracoloso del "sistema" (il mio post su "La bacchetta magica dell'inclusione" lo conferma, credo) ma credo anche che ci siano persone "dentro il sistema" che ci credono e si danno da fare. Ognuno di noi contribuisce a sua maniera a far sì che anche queste ultime possano avere un sostegno nella loro arrampicata solitaria :)

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  6. Noa, è utilissima la tua analisi, con riferimenti a tutte le leggi pertinenti e spiegazione chiara dei fattori di accessibilità, grazie!

    Sulle chiavi di ricerca che vi portano i visitatori: una volta ho scritto un post sui "geoblocchi" dei video YouTube e la possibilità di aggirarli tramite proxy, ma insistendo sul fatto che l'uso di quei proxy va lasciato a gente che ne ha bisogno per aggirare una censura politica, mica per ascoltare i cantanti preferiti. Eppure anche lì, tanti visitatori venivano per il secondo motivo.

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